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Pechino centra l’obiettivo: Pil +5%
Grazie alle misure di stimolo e all’accelerazione del quarto trimestre (+5,4%) l’economia cinese è riuscita a raggiungere il target di crescita previsto per il 2024. La crisi dell’immobiliare, però, pesa ancora e i dazi minacciati da Trump mettono un’ipoteca sulla crescita futura. Intanto, l’Fmi ha rivisto al rialzo le stime di crescita per il 2025 e il 2026 al 4,6% (+0,1%) e al 4,5% (+0,4%)
La Cina centra a fatica l'obiettivo di crescita ufficiale del 5% nel 2024, peraltro anticipato dal presidente Xi Jinping nel suo discorso di Capodanno. Mentre si accumulano le sfide per il 2025, tra la pressione deflazionistica, la profonda crisi immobiliare, i consumi stagnanti e l'incognita Donald Trump per i suoi bellicosi piani sui dazi. Il dato, sotto il 5,2% del 2023 e il più basso dal 1990 al netto degli anni del Covid-19, è stato raggiunto con l'accelerata del Pil nel quarto trimestre (+5,4%) grazie alle misure di stimolo varate da settembre e dal balzo dell'export con gli anticipi degli ordini per prevenire i rialzi tariffari minacciati dal tycoon.
La revisione del modello economico, voluta da Xi e basata sulla produzione "di alta fascia" piuttosto che sulle vendite immobiliari, ha finora generato pesanti oneri alle prestazioni a breve termine. Il Dragone ha fatto passi da gigante in settori di crescita come veicoli elettrici e pannelli solari, ma gli economisti hanno osservato che si tratta di spinte insufficienti a compensare le carenze nella creazione di posti di lavoro e il rapido declino dell'immobiliare. E l'export, finora il traino della crescita, rischia di schiantarsi contro il protezionismo dei partner commerciali. Trump, alla Casa Bianca dal 20 gennaio, ha minacciato d'imporre dazi al 60% sul made in China. Il candidato a segretario al Tesoro Scott Bessent si è impegnato a bilanciare il commercio "sleale" con la Cina, all'udienza di conferma al Senato. Ue, India e Brasile stanno utilizzando strategie simili per difendersi dalla sovraccapacità mandarina di e-car, acciaio e ulteriori beni.
Nel 2024, ricapitolando, la produzione industriale è cresciuta del 5,8% (+4,6% nel 2023), le vendite al dettaglio si sono attestate a un asfittico +3,5% (da +7,2%) e gli investimenti in beni fissi hanno guadagnato il 3,2%. L'inflazione ha segnato un +0,2%, il ritmo più lento dalla crisi finanziaria globale del 2009, mentre la disoccupazione ha rialzato la testa a dicembre, dal 5% al 5,1%. Mantenere la crescita al ritmo del 5% anche nel 2025 sarà impegnativo. Il Fmi, nelle sue ultime stime, ha a sorpresa rivisto al rialzo il Pil cinese sulle precedenti previsioni per il 2025 e il 2026, rispettivamente, al 4,6% (+0,1%) e al 4,5% (+0,4%). Mentre gli economisti hanno espresso timori sul fatto che la Cina possa essere finita nel circolo vizioso di prezzi in calo e domanda debole che si rafforzano a vicenda, sul modello dell'esperienza del Giappone a partire dagli anni '90.
Pechino, a tale scopo, ha segnalato un maggiore allentamento monetario e stimoli fiscali per l'anno in corso, ma potrebbero non bastare a compensare i dazi Usa e la deflazione latente, oltre che l'elevato rischio del debito. Inoltre, dal 2024 è emerso il peggioramento delle prospettive demografiche: secondo le statistiche ufficiali, la popolazione cinese si è ridotta di 1,39 milioni di unità, a quota 1,408 miliardi, in calo per il terzo anno di fila. Quindi, lavoratori e consumatori in meno, e l'inevitabile aumento dei costi per assistenza agli anziani e pensioni. "Entrambi attribuiamo grande importanza alle interazioni reciproche e speriamo che le relazioni Cina-Usa abbiano un buon inizio durante il nuovo mandato del presidente degli Stati Uniti", ha detto in serata Xi a Trump, in una telefonata a sorpresa, consapevole di scenari complessi e imprevedibili all'orizzonte.